Fotografare per tornare a sperare

Questa è la storia di Samia, Manal, Zina, Khawla, Khedada, Bushra, sei ragazze tra i 17 e i 21 anni la cui vita, è stata sconvolta, come quella di tutta la loro minoranza etnica-religiosa, dalle truppe dell’ISIS, che nel 2014 hanno devastato le regioni dell’Iraq nord-occidentale, dove abitavano.

Perseguitati a causa della loro fede, che intreccia religioni antichissime ad aspetti del Cristianesimo e dell’Islam, sono stati considerati eretici e massacrati in migliaia; migliaia furono inoltre gli ostaggi tra donne e bambini, ridotti in schiavitù. Trovarono sui monti e poi nei campi profughi del Kurdistan iracheno e solamente nel novembre 2015 le truppe curdo-yazide  sono riuscite a riconquistare la regione e riportare una parvenza di calma grazie alla quale,nonostante il trauma e gli orrori a cui ha assistito la comunità yazida è riuscita con caparbietà a non arrendersi e ricominciare.
Proprio in un campo profughi di Khanke, è stato organizzato dall’UNICEF e da RDO, il corso di fotografia che ha cambiato la vita delle sei ragazze, che hanno scelto di compiere insieme ad altre compagne il primo passo verso la rinascita dal dolore della guerra.

021

Nella noia interminabile e quasi senza speranza che è la vita in un campo di rifugiati, hanno colto l’opportunità di imparare un nuovo linguaggio di comunicazione ed espressione, un modo per imparare a raccontare se stesse e la propria comunità, per cercare di elaborare i traumi, per imparare una professione. Nella società yazida non esiste una cultura dell’immagine e la stragrande maggioranza delle donne non si occupa di attività economiche ma loro ce l’hanno fatta, e alcune oggi sono diventate fotogiornaliste e istruttrici di professione.

Nelle loro immagini si legge il dolore ma anche il colore delle tradizioni, la solitudine più profonda in contrasto con i sorrisi dei più giovani che cercano in tutti i modi di ricostruire una normalità fatta di piccole cose. Hanno trovato dentro di sé la forza di ricominciare a vivere, documentando con le foto la dignità ferita ma viva degli adulti,e la loro speranza e determinazione per un futuro migliore.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Può interessarti...