Sopra le nostre teste, a circa diverse decine di chilometri, vi è una porzione dell’atmosfera a noi ancora sconosciuta e chiamata simpaticamente “ignorosfera” dagli scienziati. L’ignorosfera si trova tra i 50 e i 300 km di altezza ed è una zona ricca di fenomeni interessanti, è abitata da nubi luminose e da lampi rosso fuoco, da getti di color azzurro e da meteore. Ma come mai questa zona ricca di elementi importanti e curiosi non è mai stata oggetto di studio approfondito? A questa domanda non vi è una vera e propria risposta. Gli studiosi dicono che forse ci sembrava così tanto “vicina” e di conseguenza poco importante; ma in questi anni si sono resi conto che si tratta di una zona molto interessante. Per inquadrare maggiormente la zona dove si estende la ignorosfera bisogna considerare la mesosfera (da 50 a 80 km) e una parte della termosfera ( da 80 a 700-800 km). A queste altitudini l’aria è troppo rarefatta per aerei e palloni, l’atmosfera residua è abbastanza densa da “fare attrito” e da complicarne il volo; questa può essere una delle ragioni per la quale questa zona non è mai stata raggiunta e osservata con sufficiente attenzione.
Come ho già accennato in precedenza nella “ignosfera” vi sono molti fenomeni che sono uno spettacolo per gli occhi: vi hanno origine le meteore, comunemente chiamate da noi “stelle cadenti”. E sempre da quelle parti, tra i 75 e gli 85 km di quota, vi si formano le nubi nottilucenti, tanto spettacolari quanto interessanti: come dice il nome sono nubi che risplendono di notte. Sono formate da cristalli di ghiaccio grandi circa 80/100 milionesimi di millimetro, visibili in particolar modo d’estate, tra 50° e 70° a nord e sud dell’equatore. Queste nubi “luminose” vengono studiate perché potrebbero essere legate ai cambiamenti climatici: la presenza, l’estensione e la brillantezza delle nubi nottilucenti è aumentata negli ultimi 40 anni, insieme all’incremento della temperatura indotta dall’uomo; quando la temperatura e il vapore acqueo aumentano, le nubi nottilucenti si intensificano. “La mesosfera ha una risposta molto rapida al riscaldamento globale, è un termometro perfetto” dice Arnone, esperto sull’argomento al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Altri due fenomeni molto interessanti sono gli “spiritelli” ed uno strato di sodio che circonda interamente il globo terrestre.
Gli “spiritelli” sono lampi di luce rossa che arrivano fino a 80-90 km di altezza, si estendono verso l’alto al di sopra delle nubi temporalesche, ma anche con filamenti verso il basso. Questi flash di luce rossa durano una frazione di secondo e quindi sono difficili da vedere ad occhio nudo; perciò la prima foto di questi “spiritelli” è stata scattata solo nel 1989.
Infine, tra gli 80 e i 105 km di altitudine, “galleggia” uno strato di sodio praticamente del tutto inesplorato. Questo strato è spesso circa 5 km e gli atomi che lo compongono provengono dal materiale che “evapora” dai meteoriti che cadono sulla Terra. E quando il sodio si “eccita”, emette una radiazione gialla che va a comporre la luminescenza notturna, uno strato di luce debolissima che avvolge il pianeta e che rende il cielo di notte mai completamente buio.
Finalmente, dopo decenni di disinteresse, nel 2017 e nel 2018 saranno previsti diversi lanci di esplorazione di alcune zone dell’atmosfera, tra cui l’”ignorosfera”. Sul fronte Nasa si programma la spedizione di sue satelliti, Icon e Gold; mentre l’Europa, nel 2017, “risponderà” a queste spedizioni con Asim. Di questi tre satelliti, però, nessuno si
occuperà specificatamente della ignorosfera, dato che Icon sarà a quota 580 km, Gold a 36mila km e Asim a 400 km; per questo si ipotizza un’ulteriore spedizione, a data ancora da destinarsi, di una navicella dotata di equipaggio: è il progetto Possum. Un progetto difficile a causa del fatto che da più di cinquant’anni nessuno effettua più voli suborbitali, cioè che raggiungono i 100 km di altezza. Vi è però un secondo progetto, il progetto QB50, più concreto e realizzabile, il quale prevede la spedizione di “minisatelliti” di circa 2-3 kg nell’atmosfera per studiare la zona sotto i 300 km, cioè proprio l’”ignorosfera”. Data la misura ridotta di questi satelliti, il progetto prevede la spedizione di 50 esemplari per uno studio più approfondito. E chissà che l'”ignorosfera”, grazie a queste spedizioni, non ci sveli i suoi segreti.
Luca Rivieri