Ciao Bertolucci!
In effetti è da un pò che non ci si vede e anche se forse alcuni mi daranno per pazza, un pochino mi manchi.
Intanto mi presento per coloro con cui non ho mai scambiato due parole nei corridoi, sono Lucia Robuschi, ho 17 anni, sono/sarei in 4^D e l‘anno scorso ho deciso di iscrivermi ad un programma di scambio annuale, e ora mi rendo conto di con quanta poca coscienza l‘ho fatto, ma l‘intento era è di acquisirne un pò più, riguardo me stessa e il mio futuro.
E con ancora meno coscienza ho scritto in quella lista, al primo posto, un paese forse non proprio facile, e quegli incoscienti di Intercultura mi ci hanno pure mandata in Islanda. Ma diciamo che per ora ne vale tutta, ma tutta tutta, la pena.
Giusto per dare un‘idea sono atterrata in Islanda circa due mesi fa e me ne mancano ancora parecchi davanti , circa otto e solo a pensarci da un lato non vedo l‘ora di viverli e dall‘altro vorrei solamente scappare in areoporto e tornare nel mio caldo lettuccio con i miei amici, la mia lingua, la mia scuola (questo forse) e le mie sicurezze. Nonostante due mesi possano sembrare tanto vi assicuro che non lo sono, e solo ora comincio davvero a prendere il ritmo, a fare di questa quotidianità la mia quotidianità, a entrare nel loro affascinantissimo modo di pensare e vedere le cose, a capire qualcosa di quello che mi succede intorno, a spiccicare qualche parole di islandese.
Dicevo che comincio ad entrare nel ritmo, e come per tutti noi poveri adolescenti, questo è scandito dalla scuola, e anche se non so quanto in realtà vi interessi mi è stato chiesto di raccontarvi un po’ qui come funziona, e visto che per me è stata una bellissima sorpresa, eccomi qui.
Partendo da uno sguardo generale, in Islanda esistono diverse tipologie di scuole, alcune che si concentrano più su materie pratiche destinate a preparare a svolgere un lavoro, altre in un certo senso più teoriche e di preparazione all’università. Io sono in una di quest’ultime chiamata Menntaskólinn, suddivisa a sua volta in diversi indirizzi, e io fedele al nostro caro liceo, sono in quello più scientifico, e giustamente il più difficile.
Dal punto di vista pratico qui è molto diverso: la scuola inizia alle 8.15 e la giornata scolastica è composta da moduli da 50 minuti, intervallati da pause da cinque minuti per spostarsi tra le aule (ma per fortuna le persone non cambiano) o per semplicemente rilassare un secondo il cervello, e poi si ha un corrispondente dell’intervallo da 20 minuti al mattino e almeno un modulo per il pranzo, che si può svolgere nella mensa scolastica (che altro che camst), nella sala comune, a casa o come ognuno preferisce. La giornata poi si conclude massimo alle 16.30.
Riguardo lo studio io questo semestre faccio matematica, storia, chimica, islandese, inglese, francese e educazione fisica; poi nel secondo semestre alcune cambieranno e ne avrò di nuove. Riguardo le verifiche sono previsti alcuni test che vanno poi a comporre diverse percentuali del voto finale, la cui maggiore è però rappresentata dalle sessioni di esami che si svolgono a gennaio e giugno ogni anno. Il carico di studio non è assolutamente come quello a cui siamo abituati, ma per quello che ho potuto vedere è decisamente più equilibrato, infatti i programmi non sono superficiali e la cultura generale è di livello piú che sufficiente per quanto ho potuto vedere (nel senso che, a differenza di molti altri exchange students in giro per il mondo non ho mai ricevuto domande agghiaccianti o affermazioni destabilizzanti del tipo “ah sei italiano quindi tu fai parte della mafia?”); allo stesso tempo ogni studente, se capace di gestire il proprio tempo intelligentemente, non ha nessun problema nel trovare tempo per i suoi interessi personali.
Diverso è anche l’uso delle tecnologie, che se penso alla nostra scuola è già molto più vicino, ma se pensiamo ad altre scuole italiane o anche solo di Parma, qui è decisamente più radicato. Qui direi che il libro più importante è il computer. Quasi ogni materia ha un libro cartaceo ma accompagnato da risorse online, e ogni studente ha accesso a una piattaforma online (abbastanza simile al nostro registro elettronico) da cui può accedere ai suoi corsi e tutte le risorse correlate, inoltre è dotato dell’indirizzo mail e di un account personale per il wi-fi della scuola. Poi in ogni classe si ha un proiettore, casse e c’è anche un grande schermo nella sala comune a disposizione degli studenti per eventi vari o solo per mettere un video durante l’intervallo.
Infine la differenza fondamentale che poi si riflette e si respira in ogni cosa è la concezione di scuola radicata in ogni islandese. Il rapporto scuola-scolaro è basato su rispetto e gratitudine reciproca, per cui lo studente rispetta ciò che gli viene dato e la scuola è pronta a dare, e viceversa.
Per fare alcuni esempi, ogni studente o insegnante quando entra a scuola si toglie le scarpe e le lascia all’entrata dove c’è una stanza adibita, per cui come ci si toglie sempre le scarpe quando si entra nella propria casa o in quella di qualcun´altro, allo stesso modo lo si fa a scuola. E anche se può sembrare stupido io credo che invece sia tutto il contrario, perché del resto non c’è nulla di intelligente nello sporcare un posto a cui io ed altri teniamo.
Un altro esempio è il rapporto con gli insegnanti, è assolutamente colloquiale ma allo stesso tempo profondamente rispettoso. Nonostante si chiamino per soprannome non ho mai visto uno studente prendersi gioco di un insegnante, perché l’insegnate è effettivamente percepito come una persona che è dietro alla cattedra per la tua formazione, a tua disposizione e pronta a prepararti per il tuo futuro. Perché forse noi studenti non ci pensiamo spesso ma alla fine il futuro è il nostro ed è tutto nelle nostre mani.
Detto questo la scuola mette a disposizione i piú svariati strumenti e propone infinite attività durante e dopo la scuola a cui si è tutti invitati a partecipare; gli studenti hanno a disposizione una biblioteca, tavolini (senza scritte), stampanti, computer, carta igienica a volontá, macchinette per prelevare, armadietti, un bar in cui lavorano gli studenti stessi per autofinanziarsi il viaggio di maturità con la classe, gli studenti hanno poi la possibilità di creare club per il dopo scuola, attività più svariate e stupide come la giornata della felicità in cui gli equivalenti dei rappresentanti istituto danno patatine e succo gratis all’entrata, la cosiddetta “söngsalur” per cui per un’ora si sta tutti insieme nella sala comune a cantare inni della scuola o canzoni di qualsiasi genere, iniziazioni del primo anno parecchio stravaganti oppure feste d’istituto ed eventi con pizza gratis. E tutti gli studenti partecipano con entusiasmo e gratitudine, consapevoli di essere parte e fine di questo sistema, e ogni insegnante sorride e scherza vedendo i propri studenti felici e consapevoli di essere dove sono.
Quindi come credo sia trasparso da questo breve articolo, sono parecchio contenta della mia scuola, dove a volte ancora mi sento fuori luogo ma dove non vedo l’ora di sentirmi a casa. Qui sotto vi lascio alcune foto per provare che quello che dico esiste veramente!
Grazie a tutti per avere letto questo articolo e mi scuso per la loquacità ma sono nel pieno dell’esperienza e di cose da dire ne ho parecchie, e in particolare con le professoresse Chierici e Campanini per l´italiano ma vi chiedo di capirmi dato che il mio cervello sta usando e imparando tre lingue diverse.
A presto Bertolucci,
Lucia Robuschi
Due ex-membri del congresso americano
venuti nella mia scuola per parlare delle elezioni
negli USA e per rispondere a tutte le domande degli studenti.
Il corridoio della parte vecchia della mia scuola
L’entrata della mia scuola, in cui lasciare
le scarpe e dove sono situati
alcuni degli armadietti.
Il cosiddetto “SloppaMA day” (sloppa=vestaglia) durante il quale ogni
studente era tenuto ad andare a scuola in vestaglia. Questi sono i rappresentanti
di istituto che accolgono gli studenti giù dalle scale d’entrata con cioccolata calda e dolcetti 🙂
Io e la mia classe uno dei primi giorni di scuola
(se non fosse chiaro la posizione delle braccia simboleggia la T del nome della nostra classe)