La parola che scelgo per riassumere la testimonianza che vi porto è “incontri”.
“Incontri” perché teniamo alle relazioni con l’altro, “incontri” perché le storie personali contano nella pluralità.
Abbiamo deciso di partire dalle periferie della società, dagli ultimi – o meglio, da quelli che la società stessa bolla come ultimi, perché non servono più, non producono più – e con questi abbiamo voluto costruire un rappporto di amicizia. Costruire la pace nella nostra città, con gesti semplici, è quello che abbiamo voluto realizzare. Porgere orecchio attento alle storie di vita che un anziano può raccontare; aiutare i bambini che ne hanno bisogno compiti; giocare la partita dell’integrazione e dell’accoglienza…
Sono diverse le attività che i Giovani per la Pace del Bertolucci, aiutando la Comunità di Sant’Egidio, hanno organizzato e alle quali hanno partecipato.
Alcuni si sono occupati di colorare i pomeriggi degli anziani della città ospitati alla residenza XXV Aprile: un momento di festa, un po’ di musica, qualcosa da mangiare… qualcosa che potesse spezzare la monotonia della vita in casa protetta.
Un’altra attività a cui alcuni di noi hanno partecipato è la Scuola della Pace in oltretorrente, in cui si offre sostegno scolastico ai bambini delle famiglie che lo richiedono. Molto spesso si incontrano bambini di diverse culture, magari diverse religioni, ma alla Scuola della Pace tutto questo ha un valore aggiunto, porta alla collaborazione e all’amicizia.
In tema di immigrazione, i GXP del Bertolucci si sono occupati dei Gioche per la Pace, Games for Peace. Sono state organizzate due partite di calcio in cui il gruppo di rifugiati della città ospitati in Seminario Maggiore e gestiti dal gruppo Caritas ha giocato per l’integrazione: abbattere i muri della diffidenza e, peggio, dell’indifferenza era lo scopo dei due eventi che, tra l’altro, hanno riscosso piuttosto successo. Infine il gruppo dei GXP del liceo ha contribuito all’organizzazione di due eventi importanti a livello cittadino, due incontri che hanno fatto riflettere molti. Il primo, “Non c’è giustizia senza vita”, con cui i GXP e la Comunità di Sant’Egidio insieme a Joaquìn Martinez hanno detto NO alla pena di morte; il secondo, “Il coraggio della speranza” durante il quale una platea di studenti di Parma e provincia ha ascoltato l’esperienza di Dawood Yousefi, immigrato afghano, che ha affrontato un cosidetto viaggio della speranza: per sfuggire alla morte sicura ha rischiato la vita, assistendo perfino alla morte di un amico durante la lunga traversata. Dawood ci parla di integrazione, da intendersi come un rapporto attivo tra chi accoglie e chi richiede accoglienza, in cui da un lato c’è lo spirito di accoglienza e dall’altro la volontà di accettare la cultura del Paese ospitante, soprattutto la lingua e i costumi.
Infine, vi lascio una citazione a me molto cara, che associo spesso alle attività della Comunità di Sant’Egidio e in particolare ai Giovani per la Pace. Sono le parole di Terenzio: “homo sum: humani nihil a me alienum puto”, sono un uomo e come tale nulla di quanto è umano mi è indifferente. L’indifferenza è il primo muro da abbattere. Abbattiamo l’indifferenza. Costruiamo la pace.
Luca Cantoni