David o Michelangelo stesso? Un “selfie” rinascimentale

L’avreste mai sospettato? Il celebre David di Michelangelo, sacro simbolo del rinascimento, non raffigurerebbe il celebre re biblico ma lo stesso Buonarroti all’età di 26 anni. A sostenere ciò è lo storico dell’arte Mauro Di Vito in un articolo pubblicato sul sito della Treccani, in cui afferma che “Michelangelo vuole autoritrarsi nel David, e farsi riconoscere, firmandolo col proprio corpo e col proprio strumento di lavoro”.

È proprio attorno a questo strumento che ruota il ragionamento di Di Vito; egli scrive: “David era giovane, bello, dallo sguardo bello, rosso di capelli. Michelangelo lo scolpisce giustamente bello”, ma la fionda che il re biblico tiene in mano, secondo lo storico dell’arte, “non è né una mazzafionda, né una fionda a forcella, e se esaminiamo attentamente la sua conformazione nastriforme, non troviamo alcuna raffigurazione di fionde di questo tipo. Le fionde erano costruite con due cordicelle di crine di cavallo e una tasca centrale, nella quale era disposto il proietto, esso era fatto roteare e lanciato verso il nemico a grande velocità in ragione della forza centrifuga, il lancio avveniva rilasciando dalla mano che li stringeva uno dei capi”. Quello che il David tiene in mano e che scivola lungo la schiena della statua è un nastro largo “e non può essere una fionda”, secondo lo studioso, ma si tratterebbe di “una vera e propria striscia; al contrario della superficie del corpo dell’eroe che presenta una ruvidezza ingiustificata, quasi che il marmo, lì, fosse stato lasciato grezzo e non levigato. La sua consistenza (nelle pieghe che si notano soprattutto in corrispondenza della mano sinistra che ne stringe il capo superiore) sembra quella del cuoio, quindi una corteggia di cuoio. Di Vito spiega che proprio Michelangelo era un virtuoso della smerigliatura del marmo (ne è un esempio la Pietà vaticana). Era “una tecnica poco diffusa – scrive lo storico- ottenuta con grande pazienza, e che in mancanza di carte abrasive (non ancora inventate) si praticava con lo sfregamento di cinghie di cuoio ruvide (soprattutto nelle statue a tutto tondo) sulle quali era stata sparsa la polvere di ercinite, un abrasivo naturale durissimo”.

La correggia in questione, secondo Di Vito, sarebbe quindi lo strumento di lavoro di Michelangelo e non la fionda con la quale David uccise Golia.

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Di Vito a favore della sua tesi, aggiunge un’altra argomentazione: quella relativa alla riproduzione dei genitali. Davide infatti

era circonciso e questo non è mostrato nella scultura michelangiolesca. Un altro elemento a suo favore riguarda il naso, ingrossato ai lati: segno del pugno che Pietro Torrigiani aveva assestato a Michelangelo dopo un litigio.
Michelangelo – scrive Di Vito – dimostra una prodezza pari a quella del giovane David, ha solo 26 anni, e accetta la battaglia con il blocco di marmo gigante, così come David scende in campo contro Golia.

Il paragone non è un artificio retorico: l’identificazione di sé con il proprio personaggio è ampiamente supportata da un endecasillabo autografo riportato a fianco di un disegno preparatorio per il David bronzeo, sul foglio 714 r del Louvre, dove Michelangelo scrisse: ‘Davicte chollafromba et io chollarcho’ (Davide con la fionda ed io con l’arco)”.

Michelangelo, cioè, “riesce a vincere la mole indigesta del marmo con il trapano ad arco, usato allora dagli scultori per traforare la pietra”, così come “David abbatte il gigante Golia con la sua fionda”.

Adesso sta a voi valutare se continuare a riconoscere la scultura come “il David” o come “il Michelangelo” di Buonarroti.

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