Quante volte Khaled al Asaad, uno dei massimi esperti siriani di antichità ed ex direttore del sito archeologicodi Palmira, sarà entrato al tempio di Baal Shamin? Quante volte avrà calpestato quel terreno? Khaled al Asaad era nato a Palmira nel 1932 ed è morto il 18 Agosto 2015 sempre a Palmira. Pochi giorni dopo la sua morte, anche il tempio di Baal Shamin, il “Signore del cielo”, viene ucciso, distrutto dalla furia dell’Is.
È successo un po’ come per il drago ed il suo cavaliere: se muore il cavaliere muore anche il suo drago: Khaled era un cavaliere, il cavaliere di Palmira e del sito archeologico. Il tempio era il drago a cui si saranno inchinati per secoli chissà quanti mercanti e schiavi, funzionari pubblici e soldati. Le colonne, vertebre del drago, avranno richiamato gli sguardi da lontano dei pastori e chissà quanti passi e quante ombre avranno ascoltato e visto nel loro maestoso silenzio.
Al posto del drago, regna ora la sabbia, la stessa che aveva regnato prima della costruzione di Palmira. Il deserto si è ripreso, per così dire, le ossa di Khaled e quelle di Baal Shamin. Ma non è l’onda del mare che cancella e si riprende il castello di sabbia, non è la pioggia che scava e divora la roccia, ma è un’immensa onda di selvaggia barbarie che tenta, vanamente, di cancellare le stesse proprie radici. Chi saranno mai stati quei mercanti, quegli schiavi e quei soldati, se non gli avi di quelle barbute soldatesche dell’ISIS?
Il Tempio di Baalshamin era un antico tempio dedicato alla cananea divinità del cielo Baal Shamin. Con la diffusione del cristianesimo, nel V secolo d.C, il tempio era stato trasformato in una chiesa. Liberato dalla sabbia e dall’oblio fra il 1954-1956 da archeologi svizzeri, nel 1980 l’UNESCO aveva designato l’intero sito di Palmira Patrimonio Mondiale dell’Umanità : la distruzione del tempio è nei fatti un “crimine di guerra”. Cosa c’è, infatti, di più criminale, che uccidere i propri avi o negare le radici culturali del proprio esistere?
La distruzione è stata ripresa da un sistema satellitare francese, denominato Pléiades, che ha fotografato il cumulo di macerie, qualche giorno dopo. Le Pleiadi- ironia della sorte- uno dei più famosi gruppi di stelle, antica guida dei marinai del Mediterraneo: prendono nome dalle sette sorelle figlie di Atlante, trasformate in stelle insieme al loro inseguitore, Orione. In un’altra tradizione mitica, “Il testamento di Salomone”, le stesse sorelle avevano aiutato, sotto forma di demoni, lo stesso Re a erigere il famoso Tempio di Gerusalemme, raso al suolo dalle truppe “barbare” di Tito, imperatore romano, nel 70 d.C.
Forse, qualcosa di terribile si è ripetuto.
E’ difficile separare la storia, giudicare, condannare, assolvere…
So solo che un bravo cavaliere, insieme al suo drago, riposeranno in eterno, come sabbia, nel deserto siriano e nella nostra memoria.
Quando al mare farò scorrere con la mano un pugno di sabbia, me ne ricorderò.
Giovanni Maghenzani