La Pace Cammina il primo giorno del nuovo anno e ha il passo diverso delle tante anime che la muovono: gli amici della Comunità di Sant’Egidio, i profughi ospitati in città che reggono i cartelli con i nomi delle nazioni in guerra, i ragazzi del Bertolucci che fanno parte dei Giovani per la pace, le suore uscite dalla celebrazione in cattedrale, passanti uniti al corteo che parte da piazza Duomo, quando ormai è sera, bambini, forze dell’ordine.
La pace non ha fretta: regge una fiaccola di carta in mano e procede, per le vie del centro, tra negozi chiusi, avanzi della baldoria del capodanno, in silenzio, fino al centro di Parma. E lì sale su un palco improvvisato e parla con le voci di giovani che si sono impegnati, in prima persona: nelle scuole per la pace in Italia e altrove, negli ospizi, nei centri di accoglienza, nelle stazioni.Racconta che è possibile alzare lo sguardo e accorgersi dell’altro, che la paura e l’indifferenza non trovano posto, vicino a lei, come il buio se c’è la luce.
Spiega – per bocca di un giovane rifugiato – che è salita su un barcone e ha affrontato il rischio di non farcela, ma ce l’ha fatta. E adesso ringrazia e ha speranza da condividere con tutti quelli che in mezzo alla piazza ascoltano, e vengono da pranzi ricchi, da case tranquille e neanche se lo immaginano cosa voglia dire lasciare Parma per colpa della guerra e buttare la propria vita in mezzo al mare. Sperando di riaverla, una volta a riva.
La pace ha toni pacati, canta con le note della colonna sonora de La Vita è bella, di Benigni, a salutare i partecipanti che si scambiano una stretta di mano, tutti mescolati, profughi e parmigiani, religiosi e no, chi ha la candela e chi l’ha già spenta, chi ha ancora il cartello bene in alto e chi passava per caso ma allunga la mano lo stesso. La pace è la mano che stringe senza guardare il viso, il vestito, la nazione: vede oltre, è già più avanti, nessuno la può fermare.
mb