I ragazzi lo sanno – l’Incompletezza

Ho preso un pennello

Per dipingere su tela bianca

Il ritratto della vita.

 

Col rosso coloro l’amore

Col verde la speranza

Col giallo la saggezza

Col nero la grigia tristezza.

Peccato che non so dipingere

Giulia Gabbia

 

A volte mi capita di guardarmi allo specchio e di non riconoscere il mio riflesso. Chi sono io? Cosa siamo noi ragazzi?  Siamo  fiori che stanno sbocciando? Magari dovremmo essere già sbocciati… o forse dovremmo essere ancora gemme sui rami di un albero? Non ne ho idea. Siamo piccoli, siamo grandi, siamo pagine di libri che vengono lette da lettori svogliati che trovano in noi soltanto difetti? Siamo il futuro delle generazioni passate o siamo il passato delle generazioni che verranno? Me lo chiedo spesso e fatico a darmi una risposta. Sarà forse perchè la giovinezza porta con sé un po’ di insicurezza, probabilmente, e i ragazzi questo lo sanno.rodin

Tuttavia, nell’umano bisogno di trovare sempre una risposta, me ne sono data una provvisoria, che, conoscendomi, cambierà presto: i ragazzi sono incompleti. Questo termine è spesso usato in senso negativo per focalizzarsi sull’assenza di qualcosa di importante che invece dovrebbe esserci. Oggi vorrei provare a considerarlo anche in senso positivo. I ragazzi contengono dentro di sé il seme del divenire, come entità in mutamento. Essere incompleti è bello, e ve lo dice una che la è. Questa manciata di anni che ci separano dalla staticità dell’età adulta racchiudono in sé un’energia incredibile che modella il nostro corpo e il nostro carattere, determinando come saremo in futuro.

Torniamo pmirrorer un attimo davanti allo specchio. Guardandomi posso vedere con chiarezza tutte le versioni di me che potrei essere in futuro. Ce ne sono migliaia, alcune destinate al successo e altre al fallimento, alcune talmente strane che non riesco nemmeno a descrivere: sono lì, tutte attorno a me, danzano e mi sorridono. E io so che saranno tutte destinate a non realizzarsi, tutte tranne una. Chissà come sarà questa sconosciuta familiare. Io sono lei e lei è me, eppure adesso non ci conosciamo perché io sono giovane, sono incompleta, mi manca qualcosa che acquisirò solo con il tempo. Non è una cosa negativa, semplicemente il seme del divenire nella me del presente non ha ancora germogliato, mentre nella me del futuro sì. Essere incompleti vuol dire essere ricchi di potenzialità da poter sviluppare: deve quindi essere una condizione positiva, è un dono.

Nell’attesa di incontrare la mia versione futura che adesso sta ancora danzando nello specchio non resta altro da fare che agire con la consapevolezza che ciò che farò in questi anni mi determinerà: sarà bello ed emozionante, una volta adulta, guardarsi indietro e vedere quanto l’incompletezza dell’adolescenza abbia gettato le basi per la persona che sarò.

Giulia Volpato

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